Blog

Il Blog del Centro

imprenditori consulenza e terapia

Imprenditori, consulenza & terapia. Un connubio per il successo. Tra ragione ed una nuova gestione delle risorse umane.

Un viaggio introspettivo per il trionfo del business

Nel mondo frenetico e competitivo dell'imprenditoria, la cura di sé è spesso trascurata a favore delle esigenze impellenti dell'azienda. Eppure, la salute mentale e il benessere emotivo degli imprenditori sono tasselli cruciali per il successo di un'impresa. Proprio come un atleta si affida a un preparatore atletico per ottimizzare le proprie prestazioni,un imprenditore può trovare nella consulenza terapeutica un alleato prezioso per raffinare le proprie capacità e accrescere il proprio potenziale..

Emozioni al potere: il lato umano del business

Oltre ai numeri e alle strategie, il cuore pulsante di un'azienda sono le persone. Le emozioni, le relazioni e il benessere individuale degli imprenditori influenzano profondamente il clima aziendale e la sua performance. Gestire lo stress, superare i traumi e coltivare una profonda conoscenza di sé non sono solo questioni di natura privata, ma diventano strumenti indispensabili per una leadership efficace e un ambiente di lavoro positivo.

La forza della terapia e della consulenza aziendale: testimonianze che illuminano il cammino

Numerosi imprenditori di successo hanno pubblicamente riconosciuto il ruolo fondamentale della terapia nel loro percorso di crescita personale e professionale

Arianna Huffington, cofondatrice e CEO di Thrive Global: "La terapia mi ha insegnato l'importanza di prendermi cura di me stessa e di non sacrificare mai il mio benessere per il successo." 1

Mark Cuban, proprietario dei Dallas Mavericks e investitore di Shark Tank: "La terapia mi ha aiutato a diventare un leader più consapevole e a costruire relazioni più solide con i miei collaboratori." 2

Oltre la cura: un percorso di continua evoluzione

La terapia non è un percorso con un inizio e una fine definiti, ma un'occasione continua di mettersi in gioco e di confrontarsi con le proprie rigidità. In un mondo in continua evoluzione, la capacità di adattarsi, di imparare e di reinventarsi è fondamentale per il successo di un'impresa. La consulenza terapeutica offre gli strumenti per sviluppare queste capacità, aiutando gli imprenditori a superare i limiti imposti dal tempo e dalla società, sviluppando una visione più ampia e inclusiva, alimentando la motivazione e la creatività.

Un investimento per il futuro: i benefici per l'azienda

Investire nella crescita personale degli imprenditori significa investire nel successo dell'azienda stessa. Un leader che ha intrapreso un percorso di terapia è in grado di creare un ambiente di lavoro più sereno e produttivo, può prendere decisioni più efficaci e gestire le crisi con maggiore resilienza: La sua stabilità emotiva e il suo benessere si riflettono positivamente sul clima aziendale, riducendo lo stress e aumentando la motivazione dei dipendenti.

Il ruolo nelle dinamiche familiari. Storie transgenerazionali.

In molte aziende familiari, le dinamiche tra fratelli e sorelle o altre coppie di parenti possono essere complesse e cariche di tensioni provenienti da generazioni precedenti. La terapia può aiutare a sciogliere questi nodi, favorendo una gestione più armoniosa e produttiva dell'azienda. Non si tratta di miracoli, ma di un lavoro clinico approfondito che considera le storie transgenerazionali e le dinamiche familiari. Lavorando sulle dinamiche relazionali, è possibile superare traumi e risentimenti del passato. La terapia offre un terreno neutrale per elaborare eventi dolorosi e costruire relazioni più sane e collaborative. Affinché siano meglio definiti i ruoli e le responsabilità evitando sovrapposizioni e conflitti di potere e favorendo un passaggio generazionale sereno. La consulenza terapeutica può accompagnare il passaggio del testimone tra le generazioni, facilitando la comunicazione e la condivisione di valori e obiettivi comuni.

Conclusione: un connubio vincente per il successo, tra ragione, cuore e comunità

In un mondo in continua evoluzione, dominato dalla frenesia del consumismo e dalla difficoltà di stare al passo con le mode effimere del mercato, un'azienda che si prende cura della propria umanità può riscoprire una capacità preziosa: leggere meglio la società.

Un'impresa che coltiva il benessere dei propri dipendenti, che investe nella loro crescita personale e nella creazione di un ambiente di lavoro sano e inclusivo, non solo ottiene migliori risultati in termini di produttività e profitti, ma diventa anche un punto di riferimento positivo per la comunità.

In un contesto sociale sempre più frammentato e individualista, un'azienda può rappresentare un microcosmo di coesione e solidarietà, dove le persone si sentono valorizzate, ascoltate e parte di qualcosa di più grande.

Creare una "comunità" all'interno del luogo di lavoro non significa solo organizzare eventi sociali o attività di team building, ma piuttosto costruire relazioni autentiche basate sul rispetto reciproco, sulla fiducia e sulla collaborazione.

In questo modo, l'azienda diventa non solo un luogo di produzione, ma anche un luogo di crescita umana e sociale,dove le persone possono esprimere il proprio potenziale e contribuire al bene comune.

Un'azienda che si prende cura della propria umanità è un'azienda che ha a cuore il futuro della società. È un'azienda che capisce che il successo vero non si misura solo dai profitti, ma anche dal benessere delle persone e dalla creazione di un mondo migliore.

In definitiva, la terapia e la cura della propria umanità rappresentano un connubio vincente per il successo. Un leader che ha intrapreso un percorso di crescita personale è in grado di guidare la propria azienda, il proprio gruppo di lavoro; verso il raggiungimento di obiettivi ambiziosi, creando un ambiente positivo generativo e contribuendo al benessere della società nel suo complesso.

Investire nella propria salute psichica e nel proprio benessere emotivo significa investire nel futuro, non solo dell'azienda, ma di tutta la comunità..


1 https://www.forbes.com/sites/kathycaprino/2014/05/05/4-life-changing-concepts-arianna- huffington-taught-me/

2 https://www.zenbusiness.com/blog/mark-cuban-tips-for-entrepreneurs/

donne e lavoro

Donne al Lavoro: sfide, progresso e politiche di inclusione aziendale

Quando la donna è entrata nel mondo del lavoro?

Durante la Seconda guerra mondiale, quando gli uomini erano al fronte, molte donne sono entrate nel mondo del lavoroun po’ di forza, per sostituirli. Questo ha permesso loro di esprimere delle competenze che neanche pensavano di avere, e questo è stato il loro dono alla patria. Quando sono tornati gli uomini dalla guerra, molte donne sono tornate a casa, nel ruolo di mogli e madri, anche perché questa rinnovata “fame di famiglia” aveva all’epoca il senso di bilanciare le migliaia di morti dovute alla Guerra. Ci sono voluti molti anni perché le donne rientrassero nel mondo del lavoro, e ciò è storicamente avvenuto con il movimento femminista, nato dal desiderio di produrre reddito e autonomia, grazie anche allo studio e al desiderio di emancipazione. Tra questa due epoche vicine ma molto differenti, c’erano le madri di queste donne, che hanno aiutato ad allevare i bambini di queste femministe degli anni 70. Oggi e da una ventina d’anni circa, è sempre meno disponibile la figura della madre-nonna che aiuta le donne che lavorano. Allora o c’è l'alleanza, oppure ad oggi, le donne che lavorano e si appassionano al loro lavoro, se non hanno alle spalle un tessuto sociale o addirittura un’azienda che svolgano il ruolo che le nonne non possono più svolgere, le giovani donne rimangono in una impasse a danno dell’attività e delle singole realtà, nonché a danno dell’intera collettività: donne qualificate non possono lavorare o non possono avere figli, e questo comunque si ripercuote sulla loro vita e sull’intero contesto di appartenenza.

Con questo articolo vogliamo esortare la sensibilità del tessuto sociale e delle aziende sia familiari sia multinazionali, a tener conto di questa cosa.

Che difficoltà vivono le donne nel mondo del lavoro?

Nel tempo e nel corso degli anni ci son state svolte epocali nel mondo del lavoro al femminile, ma il lavoro delle donne è rimasto sempre molto faticoso, dai suoi esordi fino ad oggi.

In un servizio molto recente del TG2 Dossier intitolato “la fatica delle donne”, molte donne riferiscono grandi difficoltà a conciliare la vita lavorativa e quella familiare, soprattutto quando si parla di maternità. Molte delle loro storie parlano di fatica con i contratti, nelle assunzioni, nella difficoltà di poter lavorare part-time o in smart-working dopo la nascita dei figli. Questo chiaramente si ripercuote sulla loro vita professionale, ma non solo. Anche il contesto familiare diventa influenzato, e i “ruoli culturali” preimpostati e ormai dati per scontati non permettono alle donne di vivere serenamente, con il timore di trascurare sempre o l’una o l’altra cosa, o il lavoro o la famiglia. Tutte le donne nell’intervista ribadiscono l’importanza di assecondare i propri sogni e le proprie passioni, ma pongono sempre un monito: è veramente difficile. Le donne nel mondo del lavoro devono essere determinate, avere pazienza, spirito di adattamento.

Come vengono trattate le donne nel mondo del lavoro?

A proposito di donne e della loro fatica, c’è una significativa storia del passato che può farci riflettere anche sul presente. La storia di Carla Slaviero, sconosciuta ai più se non addirittura rinnegata. Maestra di Rozzo, comune di montagna, la Slaviero mise insieme un’amministrazione di sole donne in un momento buio del loro paese. Questo non le è stato perdonato, e nonostante siano passati 60 anni per la gente di lì si parla di “periodo buio” e si cerca di non ricordare, anche per chi l’ha vissuto. Chi coltiva la memoria di quella donna generosa e intraprendente è la nipote “nessuno aveva tramato perché le donne amministrassero Rozzo, aveva davvero passione per la politica”. Nel ’64 nessuno voleva candidarsi perché il paese ormai non era più finanziariamente “salvabile”: lei fu l’unica che lo fece. Le interviste dell’epoca agli uomini parlano di “una pillola amara” oppure commentano con “noi ci sentiamo umiliati, le donne hanno iniziato a darsi delle arie”. Toccò alle donne in questo periodo, sotto la direzione di Carla Slaviero, mettere delle tasse nuove, pur temendo di diventare impopolari “le donne non si fermano davanti a niente, e i risultati dopo anni sono stati ottimi”.

Insomma, in quel momento storico nel paese di Rozzo si ripeté la storia della guerra: tutti gli uomini avevano ritenuto ingovernabile la situazione. Così come nel tempo della guerra le donne occuparono TUTTE le aziende, anche qui in questo comune una donna si è fatto carico di riorganizzare un paese che “aveva perso la guerra”. Sorge a questo punto spontanea una domanda: dobbiamo sempre e per forza aspettare un fallimento o una catastrofe per aspettare che le donne abbiano una voce e un ruolo più incisivi?

Tutt’ora non è affatto scontata la presenza delle donne in politica. C’è ancora un distacco di ruoli, un vedere la figura maschile come più capace.

Per la prima volta nella storia della Repubblica abbiamo ora un premier donna (Giorgia Meloni), ma di fatto le ministre sono diminuite rispetto alle precedenti legislature è donna solo il 33% dei parlamentari, ma questa quota è ora per la prima vota in calo dagli anni dal ’90 ad oggi.

Uno studio del Gran Sasso Science Institute ci dice che è importante la rappresentanza femminile per la violenza di genere: lo studio dice che più sono presenti donne nei consigli comunali (dove si rivede la geografia degli stereotipi dei pregiudizi della comunità) più cala la violenza di genere e di femminicidi. Questa diminuzione si ha nei paesi in cui sono state introdotte le quote rosa, soprattutto appena vengono inserite le quote rosa. Perché questo dato è significativo, e ci interessa e riguarda anche nell’ambito di quest’articolo? Perché secondo l’ANSA, quasi metà delle donne vittime di violenza è economicamente dipendente dal partner. Questo ci fa doppiamente capire quanto, tenere le donne ai margini, stia diventando un problema per l’intera società.

Qual è la condizione delle donne nel mondo del lavoro in Italia?

In Italia quando si parla di lavoro femminile bisogna parlare di un limbo sociale, dove sono più di 44mila le donne con figli tra 0-3 anni che hanno lasciato il lavoro nel 2022. La motivazione nel 63% era proprio la difficoltà di conciliare lavoro e cura dei figli.

Ciò ha un impatto chiaramente sulla vita lavorativa, ma anche sull’intera comunità, perché ci sono talenti che non vengono sfruttati. Inoltre è fondamentale sottolineare che, col calo demografico, queste donne che non sono messe nelle condizioni di poter lavorare creano problemi di sostenibilità al sistema pensionistico.

Secondo le proiezioni la crisi demografica porterà nel 2040 una diminuzione del 10% della forza lavoro: è importante che le donne non vengano escluse dal mercato del lavoro. E invece, secondo le ricerche su vari paesi, in Italia i dati sono in drastico peggioramento.

Quali sono i principali ostacoli alla parità di genere nel mercato del lavoro?

Uno degli indicatori più evidenti di questo squilibrio, oltre al divario tra i tassi di occupazione tra i più alti in Europa, c’è il gender-pay-gap: il salario medio di un uomo nel settore privato nel 2022 è di circa 24mila euro, quello di una donna è di 17mila: c’è il 30% di gap. Ciò perché le donne, per conciliare la vita lavorativa con quella familiare tendono a cercare lavori in settori che pagano retribuzioni più basse, e inoltre tendono a scegliere lavori part-time. Se paragoniamo invece donne e uomini con settori simili e stessi contratti, il gap cala al 10% e nel pubblico è attorno al 6%.

In Italia quindi purtroppo si parla ancora di lavoratrici deboli, che anche con contratto indeterminato hanno difficoltà, soprattutto alla nascita dei figli. Le maggiori tutele si hanno entro un anno, fino ai 3 c’è tutala per esempio sulla richiesta dei part-time. Dopo i 3 anni nulla. Il problema è più diffuso nel privato.

Come risolvere la disparità di genere nel lavoro?

Un solido e valido aiuto nel mondo del lavoro femminile può essere dato dalle consigliere di parità, che sono a tutti gli effetti dei pubblici ufficiali. Queste cercano prima di tutto il dialogo con i datori di lavoro, ma possono se necessario promuovere azioni legali di fronte al TAR o al giudice del lavoro, contando su più di 400 avvocati esperti.

Sono però poco conosciute e hanno un problema di visibilità. Inoltre, se la consigliera non ha i fondi per supportare le donne poi diventa molto più complicato intervenire.

Mancano quindi i servizi di supporto, ma è anche necessaria una svolta strutturale, culturale e sociale, perché la cura dei figli continua a essere considerata “questione di donne”.

Ad esempio, anni fa c’era solo un giorno per permesso di paternità, ora siamo arrivati “come conquista”, grazie ad una direttiva europea, a 10 giorni di permesso di paternità. Ma nel Nord Europa siamo a 6 mesi, e si parla di cura condivisa: 6 mesi quindi che, entrambi i genitori, possono ripartirsi a loro scelta tra madre e padre. Ora in Italia anche dei padri si rivolgono alle consigliere di parità, perché accade che i datori di lavoro non gli danno neanche quei 10 giorni di permesso obbligatori per legge. È chiaro quindi che c’è un aspetto anche culturale da affrontare con le organizzazioni di lavoro: quei padri hanno diritto anche loro a vivere i propri figli.

Se è vero che i padri ora sono più inclini alla cura, c’è ancora un forte squilibrio. Solo il 20-25% delle richieste di congedi parentali sono da parte dei padri, e il congedo di paternità che invece è obbligatorio, comunque viene utilizzato da solo circa il 60% degli uomini. C’è molto da fare ancora per la distruzione dei compiti parentali.

Impatto delle politiche di inclusione femminile sul mondo del lavoro aziendale

Come viene raccontato nel sopracitato servizio di TG2 Dossier, fortunatamente, nel tempo anche in Italia molte aziende e singole realtà, come ELI LILLY, farmaceutica (ma anche altre come Lamborghini, Enel, Generali, BNL) hanno firmato il Codice di autoregolazione delle imprese in favore della maternità. Le risorse umane di Eli Lilly raccontano: “Qui quasi il 40% delle professioni è donna, come il 28% dei dirigenti. Abbiamo lavorato su permessi e congedi che vanno ben oltre la legge. Inoltre ci sono flessibilità orarie, e soprattutto le donne che lavorano negli uffici, lavorano per obiettivi: non fanno quindi le classiche 8 ore canoniche al giorno ma hanno dei compiti settimanali/mensili da svolgere, gestendo loro i tempi e i modi. Oltre a smart-working poi, c’è possibilità di sostegno psicologico per i neo-genitori, e tutoraggio da parte di un coach per monitorare il rientro al lavoro dopo la maternità. Non c’è un nido aziendale, ma ci sono convenzioni con gli asili nido su tutto il territorio nazionale. Inoltre, le retribuzioni sono paritarie tra uomini e donne con le stesse posizioni e mansioni.”

Tuttavia rimane da considerare che, a livello sociale è comunque difficile, perché come dice una lavoratrice intervistata “tutti si aspettano che tu sia una super mamma e una super lavoratrice. Il senso di colpa è legato al giudizio: nessuno chiede a un uomo se non si sente in colpa a viaggiare per lavoro, a una mamma viene chiesto sempre”.

Serve un cambio di mentalità per sostenere la parità di genere, sono necessari servizi adeguati, tutt’ora non è affatto scontato però che avvenga. Cosa possiamo fare noi come cittadini? Iniziare a renderci conto di come funzionano le cose, per promuovere una diversa ideologia e un diverso modo di “fare lavoro” e un diverso modo di “fare famiglia”. In primis per noi donne, per la nostra crescita per la nostra identità. Ma anche soprattutto per il bene dell’intera collettività.

aziende etiche

Psicologia e lavoro. Iniziative di benessere emotivo per dipendenti aziendali.

Etica aziendale e responsabilità sociale: il valore della trasparenza

La Olivetti degli anni 50' rappresentò uno dei luoghi cardine dello sviluppo delle scienze sociali applicate all'industria. Il centro Psicologia Olivetti collaborava in modo diretto con le funzioni produttive e gestionali. Olivetti ci viene raccontato come un'eroe romantico, perché è più comodo “un mito” di un uomo comune. Non vogliamo dimenticare che il modello Olivetti fallì, non riuscendo ad adattarsi ai rapidi cambiamenti del mercato tecnologico e globale. Non era un modello privo di difetti, tuttavia possiamo scegliere di studiare l'uomo – non il mito – e renderci conto che l'eredità di Olivetti ci serve più che mai. Non per essere copiata. Bensì come guida preziosa per le aziende Italiane che vogliono affrontare le sfide del XXI secolo. Per le aziende che vogliono riconoscersi come Aziende Etiche.

Benessere dei dipendenti e produttività aziendale: un legame fondamentale

Un’azienda etica è un’organizzazione che, oltre a perseguire obiettivi economici, si impegna a operare in modo moralmente responsabile, sostenibile e giusto. Questo approccio si riflette nelle pratiche commerciali, nelle decisioni aziendali e nell’impatto sociale ed ambientale dell’azienda. La collaborazione fra le aziende e gli psicologi, diviene una scelta fondamentale.

Ruolo del consulente psicologico nell'ottimizzazione dell'ambiente lavorativo

Ci sono molte aree in cui un’azienda etica può lavorare in sinergia con professionisti della psicologia per migliorare il benessere dei dipendenti e promuovere un ambiente di lavoro sano. Vediamone alcuni :

Cura del benessere mentale:

Le Aziende etiche possono promuovere il benessere mentale fornendo supporto psicologico personalizzato in ambito lavorativo, servizi di consulenza psicologica, programmi di supporto ai dipendenti o accesso a terapie attraverso programmi di assistenza ai dipendenti.

Cultura inclusiva e diversità:

Un’azienda etica collabora con psicologi per sviluppare programmi di formazione sulla consapevolezza culturale e la gestione della diversità per creare un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso.

Leadership etica:

Lavorare con psicologi e consulenti per sviluppare programmi di formazione per i leader aziendali, promuovendo una leadership etica, la gestione dei conflitti e la comunicazione efficace.

Gestione del cambiamento responsabile:

Durante periodi di cambiamento, psicologi possono collaborare con le aziende etiche per supportare i dipendenti attraverso sessioni di consulenza e fornire strumenti per gestire lo stress e l'ansia.

Gestione dello stress e prevenzione del burnout:

Implementare programmi di gestione dello stress che comprendano strategie di coping e interventi psicologici per prevenire il burnout e promuovere la salute mentale dei dipendenti.

Collaborare con psicologi industriali-organizzativi:

Per garantire pratiche di assunzione e licenziamento etiche, evitando discriminazioni e garantendo un processo decisionale equo.

Responsabilità sociale d’impresa:

Sostenere progetti socialmente responsabili e collaborare con psicologi per valutare l'impatto sociale delle iniziative aziendali e promuovere la sostenibilità.

Comunicazione interna e trasparenza:

Un’azienda etica può lavorare con psicologi per sviluppare strategie di comunicazione interna che promuovano la trasparenza, la fiducia e il coinvolgimento dei dipendenti.

La collaborazione tra aziende etiche e psicologi può contribuire a creare ambienti di lavoro più sani e sostenibili, con un focus sull'empowerment dei dipendenti e sulla promozione di valori etici e socialmente responsabili.

Pratiche aziendali sostenibili : investire nel futuro dell'azienda

Sebbene la presenza degli psicologi all'interno delle aziende sta aumentando, sia nel pubblico che nel privato, le sovvenzioni e gli aiuti forniti sono pochi. I fondi pubblici destinati alla salute mentale, nel nostro Paese sono ancora molto bassi. TROPPO BASSI. Senza entrare nel merito di questa specifica, questo fatto ci permette di riflettere su quanto la dirigenza del nostro Paese sia ancora poco sensibile ai temi riguardante la salute mentale. E la dirigenza privata? La risposta è: dipende. Sono i dirigenti stessi a decidere se e quando investire su questo aspetto. Un'impresa per non incorrere nel fallimento, deve preservare il guadagno alla “beneficienza”. Qualora ci fosse la volontà dei singoli imprenditori nell’incrementare il livello di salute psicologica dei suoi dipendenti, LA DIFFERENZA POSSONO FARLA GLI INCENTIVI DELLO STATO. Come potrebbe lo Stato aumentare le agevolazioni per aprire posizioni psicologiche sul posto di lavoro? Facciamo delle ipotesi :

Incentivi fiscali: Lo Stato può introdurre incentivi fiscali per le aziende etiche che investono in programmi di supporto alla salute mentale, inclusi sportelli psicologici sul posto di lavoro. Ciò potrebbe comprendere detrazioni fiscali o crediti d'imposta per le spese sostenute nell'implementare tali servizi.

Programmi di consulenza finanziata dallo Stato: Introdurre programmi di consulenza finanziata dallo Stato per consentire alle piccole e medie imprese di accedere a servizi di consulenza psicologica senza gravi oneri finanziari.

Finanziamenti per la formazione: Fornire finanziamenti per la formazione di professionisti della psicologia che lavorano nei contesti aziendali, contribuendo a garantire standard elevati di competenza e professionalità.

Incentivi alle aziende socialmente responsabili: Riconoscere e premiare aziende socialmente responsabili che implementano e mantengono programmi efficaci di supporto alla salute mentale, inclusi sportelli psicologici.

Monitoraggio e valutazione: Implementare sistemi di monitoraggio e valutazione per misurare l’efficacia degli sportelli psicologici nei luoghi di lavoro. Questi dati possono informare politiche future e garantire una gestione efficace delle risorse.

L’obiettivo della collaborazione tra psicologo e azienda etica sarebbe quello di creare un ambiente in cui le aziende siano motivate e supportate a fornire servizi psicologici sul posto di lavoro, promuovendo la salute mentale e il benessere dei dipendenti. La collaborazione tra il governo, le organizzazioni professionali e le imprese può svolgere un ruolo chiave in questo processo.

Altrettanto, la partecipazione dei cittadini è un aspetto chiave per promuovere cambiamenti e miglioramenti nei servizi di salute mentale, inclusa la presenza degli psicologi nel settore pubblico e nei luoghi di lavoro. I cittadini possono partecipare ad iniziative locali o nazionali che promuovono la salute mentale e chiedono un maggior supporto psicologico nei servizi pubblici e nei luoghi di lavoro, possono organizzare petizioni online e/o offline, scrivere lettere, inviare e-mail, coinvolgere gli amministratori locali e nazionali.... L'impegno attivo dei cittadini è essenziale per far sentire la voce della comunità e per promuovere cambiamenti significativi nelle politiche e nei servizi relativi alla salute mentale.

Psicologia organizzativa e strategie per migliorare le relazioni interne.

L'esperienza del Centro Psicologia e cambiamento

La dott.ssa Pasqua Teora, fondatrice del Centro di Psicologia e Cambiamento, ha conseguito la specializzazione in Analisi Transazionale a Parigi negli anni '80, con un focus sia clinico che organizzativo. In una città industriale come Bergamo, ha avuto modo, fin da subito, di lavorare a stretto contatto con imprenditori e le loro famiglie.

Durante gli incontri di consultazione, la dott.ssa Teora e i suoi collaboratori hanno notato come i processi di cambiamento individuali potessero avere un impatto positivo anche sul clima aziendale. Da questa intuizione sono nati percorsi formativi rivolti a dirigenti e collaboratori, con l'obiettivo di migliorare la comunicazione, la gestione dei conflitti e la coesione del gruppo. Qualora la richiesta parte dal titolare, ed è il titolare stesso a mettersi in gioco intraprendendo un cammino di trasformazione personale; ne deriva un circolo virtuoso. Per esperienza diretta sarà lo stesso imprenditore a proporre un iter simile all'interno della sua azienda.

Promozione del benessere psicofisico in azienda con strategie efficaci

Attraverso tecniche di brainstorming, problem solving e role playing; i partecipanti imparano a osservare i problemi da diverse angolazioni, a trovare soluzioni condivise, ad avviare il pensiero laterale. In questo modo, il gruppo aziendale si rilegge come una comunità in evoluzioni.

Prossimi articoli

Nei prossimi articoli, la dott.ssa Teora racconterà storie di Aziende Familiari che hanno saputo generare sviluppo, coesione e progresso. Inoltre, approfondirà l'importanza delle donne nel mondo del lavoro e il significato di "Azienda Etica" in contesti prevalentemente femminili.

Rapporto madre figlio

La relazione Madre-figlio/a/ə Mater Fermentum

La relazione Madre/figlio/a/ə

MATER FERMENTUM

L'ultimo testo da me pubblicato pone l'attenzione sulla figura della Madre : Materfermentum - Narrazioni e Trasduzioni poetiche di una Psicoterapeuta.

La relazione con la Madre è un legame che si sviluppa trasversalmente di generazione in generazione, accogliendo in sé anche le istanze e le trasformazioni della società in continuo mutamento. Nel volume ho scelto di adottare un taglio poetico-narrativo. Di seguito condivido un'esplorazione di tipo più clinico-divulgativa sul rapporto Madre – figlio/a/ə ma non solo... L'argomento è troppo vasto per esaurirsi in un articolo, quindi mi sono lasciata guidare da alcuni dei quesiti che più tornano all'interno della mia professione.

Come possiamo gestire le sfide quotidiane della relazione Madre-figlio/a/ə ?

Le sfide quotidiane, i dubbi, le inquietudini diventano uno strumento di riflessione se condiviso con le altre Madri. E perché non anche con i Padri? Il confronto fra esperienze simili e diverse allarga il campo, la visione. Andare oltre la tradizione e le competenze delle singole storie personali permette ad ogni nucleo familiare di aprirsi, di respirare, di riallacciare un rapporto con la comunità.

Certo, far questo presuppone una certa empatia tra le parti in gioco: Per sviluppare un legame empatico nella relazione Madre – figlio/figlia/ə è fondamentale non assolutizzare il legame mono genitoriale. Coinvolgere i Padri nel progetto educativo integra ed arricchisce la relazione attraverso il gioco, l'esempio, la differenza. La collaborazione genitoriale libera la “Madre” da una funzione che rischierebbe di essere meramente protettiva, assistenzialista e domestica. La relazione diventa circolare. Crescere è un progetto comune.
C'è una fase della crescita particolarmente complessa. L'adolescenza.

Come possiamo affrontare i cambiamenti nella relazione Madre-figlio/a/ə durante l'adolescenza?

Qualsiasi sia l'identità di genere dei vostri figli, durante l'adolescenza affiorano le grandi spinte contrastanti. L'autonomia li attrae ed al contempo li disorienta. Queste stesse spinte ci investono, ci invadono, ci confondono finanche potremmo restarne invischiati. L'adolescenza dei nostri figli può diventare il monito dell'adolescenza che fu per Noi!

Come gestire allora l'ansia e lo stress legati ad un rapporto difficile Madre-figlio/a/ə?

A volte si riattivano nei genitori eventuali esperienze traumatiche vissute in quel tempo di passaggio... Eventualmente, in circostanze di emersione di traumi adolescenziali o infantili occorsi ai genitori può essere utile rivolgersi ad un bravo psicoterapeuta così da interrompere catene e pattern relazionali limitanti. In un setting clinico, i genitori potranno riconoscere ed affrontare le proprie sofferenze infantili o adolescenziali che nel rapporto con la generazione precedente non hanno avuto ascolto. I figli sono in continuità con le nostre storie. Interrompere la transgenerazionalità richiede opportunamente un intervento professionale. Un atto magico, che non è magia, ma attivazione di un processo trasformativo profondo. Affinché i danni, le ingiustizie, i mali subiti non si rinnovino oltre.

Il confronto e l'ascolto attivo devono prevedere pertanto un lavoro continuo. L'adolescenza è in un certo senso l'età mitologica per eccellenza, dove l'immaginazione e la realtà devono necessariamente scontrarsi ed un po' alla volta evolvere in altri processi psico-politici. Intendo di partecipazione alla vita sociale. L'esempio concreto della Madre può diventare molto potente.

Creare dei ricordi positivi nella relazione madre-figlio/a/ə è una pratica a cui dedicarsi.

Infatti, è molto bello tenere foto, scritti, disegni dei bambini che crescono: i figli cambiano, si trasformano. Abbiamo la possibilità di creare dei doni per l'avvenire. Ricordi da mostrare a se stessi ed ai figli nel futuro. In un tempo che ancora non conosciamo, ancora da concepire. Un investimento preziosissimo. Altrettanto lasciarci osservare nel rapporto con i nostri genitori nel frattempo invecchiati, i loro nonni, prepara al passaggio dei ruoli. I figli osservano ed imparano, a maggior ragione se si da parola a sentimenti e racconti.

Le difficoltà generano competenze se accettate, esplorate, condivise.

Nel corso di questa esplorazione sulla complessa relazione madre-figlio/a/ə, desidero anche segnalare il mio libro recentemente pubblicato, 'Mater Fermentum: Narrazioni e Trasduzioni Poetiche di una Psicoterapeuta'. In questo volume, ho dedicato particolare attenzione alla figura materna e alle dinamiche relazionali che la coinvolgono. Attraverso una prospettiva poetico-narrativa, ho cercato di catturare la ricchezza e la complessità di questo legame fondamentale. Se desiderate approfondire ulteriormente questo tema e esplorare ulteriori riflessioni e spunti, vi invito a dare un'occhiata al mio libro disponibile su Amazon al seguente link: Mater Fermentum: Narrazioni e Trasduzioni Poetiche di una Psicoterapeuta"

Graffio
660

E' sempre questione di luce e di prospettiva
La macchia che pare sul tappeto un'onta
Un'aggressione a spelamento definitivo
Si rivela goccia, graffio di sole
che s'è levato.

(da Mater Fermentum, narrazioni e trasduzioni poetiche di una psicoterapeuta.)

Dott.ssa Pasqua Teora

Indirizzo

Via Eugenio Montale n° 23
24126 - BERGAMO

Contatti

035.31.95.45
346 36.82.340
logo

Privacy

Privacy Policy