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Questa storia deve finire

La guerra è stata da sempre l'attività specifica del maschio e il suo modello di comportamento virile”.

 Carla Lonzi, Manifesto di Rivolta Femminile, 1970

QUESTA STORIA DEVE FINIRE[1] 

La guerra non è una nostra invenzione e non è nostra invenzione quella forma disperata di guerra che è il terrorismo.

Posizionarci -di qua o di là- non ci dà pace, ci disorienta e ci divide, ma non ci è consentito altro movimento se non cercare rifugio in un’impossibile estraneità.

Ci riconosciamo con dolore nelle “nemiche”

La guerra ci annichilisce perché la sua illogica ci è del tutto estranea, il suo linguaggio ci esilia, la nostra casa ne è devastata.

 A noi, alle nostre sorelle, alle nostre figlie e ai nostri figli innocenti tocca il prezzo più alto.

Fanno di noi le prime prede di ogni guerra. Ci tolgono la parola. Vogliono ridurci a cose mute. La guerra è il momento in cui esistiamo di meno perché la nostra soggettività ne è annientata. 

 

La donna ha avuto l’esperienza di vedere ogni giorno distrutto quello che faceva” e nella guerra questa esperienza si moltiplica e si accelera.

 

Ogni guerra si conclude con nuovi problemi che chiederanno una nuova guerra per essere fintamente risolti.

 

La guerra non restaura diritti, ridefinisce poteri”[2]

 

La pace è male intesa come l’intervallo di durata variabile tra una guerra e l’altra, in cui ci si esercita e ci si prepara per una nuova verifica violenta dei rapporti di forza: “Tutta la vita economica contemporanea è orientata verso una guerra futura[3]

 

Ma la guerra non fa crescere niente, fa decrescere tutto per il profitto di pochi. Siamo fatti per continuare a nascere, non per morire nelle guerre. La pace è l’unica vera forza perché ci permette di nascere continuamente.

 La guerra è la manifestazione più lampante della fallacia del dominio come regolatore della convivenza umana e

L’uomo ha sempre parlato a nome del genere umano, ma metà della popolazione terrestre lo accusa ora di aver sublimato una mutilazione”.

 

Noi siamo quella metà della popolazione che accusa.

Non ci basta più implorare la pace. La pace non è essere inermi, è forza attiva che regola le relazioni e dirime i conflitti.

Esigiamo che i figli ribelli riconoscano l’autorità della madre e si sottraggano all’obbligo dei gesti di dominio e di sopraffazione. Pretendiamo che disubbidiscano al patriarcato belligerante, cercando un altro modo per stare al mondo da uomini.

 

Non salterà il mondo se l’uomo non avrà più l’equilibrio psicologico basato sulla nostra sottomissione”.

Anzi, il mondo si salverà solo in questo modo.

Alle nostre spalle sta l’apoteosi della millenaria supremazia maschile”.

 

Questa Storia è finita. Questa Storia deve finire. Tutte le guerre devono finire, e mai più cominciare.

 

 Il Gruppo "Inviolabilità"

 

[1]   Il testo è a cura del gruppo “inviolabilità”. Tutti i corsivi nel testo, non segnalati, riportano le parole originarie del Manifesto di Rivolta Femminile scritto da Carla Lonzi

[2]   Hannah Arendt

[3]   Simone Weill

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