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Corso di metodo di studio creativo - Apprendere è esprimere il proprio talento

Corso di metodo di studio creativo - Apprendere è esprimere il proprio talento

Corso di metodo di studio creativo - Apprendere è esprimere il proprio talento

Un buon metodo di studio è fondamentale in un percorso scolastico, in particolar modo nei momenti più sensibili, come i passaggi da un grado (scolastico) all’altro.

Lo studio trova nelle discipline scolastiche una forma epistemologica strutturata affinché alunni e studenti possano conoscere e manipolare la realtà. Possano apprendere.

Ma cosa significa realmente “apprendere” ? Non significa certamente ripetere a memoria nozioni stampate su un qualsivoglia libro...

Apprendere è bensì una pratica che dura tutta la vita. Un’azione del corpo e della mente che porta nuove comprensioni, nuove abilità, nuovi comportamenti, nuove capacità, nuove competenze sempre aggiornate e responsive rispetto una società in continuo cambiamento.

In qualità di pedagogista, ho strutturato e creato un corso di metodo di studio creativo.[1] Il metodo di studio creativo prevede un punto di partenza imprescindibile: i bambini/ragazzi. Sono e saranno loro i protagonisti del percorso di apprendimento creativo; con le proprie motivazioni, i propri stili cognitivi e i propri stili di apprendimento. Il corso prevede di adattare ogni tappa del percorso ai bisogni di ciascuno dei ragazzi. 

Inoltre, il gruppo di lavoro prevede 10 incontri (replicabili).

Nel gruppo si lavorerà in principio sulle emozioni, utilizzando i linguaggi interdisciplinari performativi, teatrali e musicali. Col corso di metodo di studio creativo, ogni partecipante verrà messo nella condizione di imparare a gestire con creatività le proprie emozioni, fino ad identificare le proprie abilità. Il talento è una componente della personalità che tutti possiedono: latente, celato, dichiarato o in via di sviluppo. L’intelligenza emotiva è alla base dell’intero sistema di conoscenza ed a seguire quindi di apprendimento. 

Durante il percorso scolastico, le prove e verifiche sono spesso di fatto atti performativi. Richiedono energia, coraggio, slancio emotivo; caratteristiche non sempre presenti nell’età dello sviluppo. Quante volte abbiamo ascoltato bambini e ragazzi dichiarare di studiare, a volte anche molte ore, senza riuscire però ad ottenere i risultati sperati a scuola? Le prove scritte e orali, la platea dei propri compagni di classe e dei propri docenti diventano un banco di prova ben più complesso ed una minaccia interpersonale.

Durante il corso di metodo di studio creativo questi bambini e ragazzi potranno conquistare una buona e solida consapevolezza dei propri punti di forza, degli aspetti emotivi e cognitivi. Potranno riconoscere i propri talenti, affrontando così ogni prova. La curiosità farà suscitare l’interesse per lo studio, lo renderà piacevole, stimolerà il desiderio di imparare ad imparare; per raggiungere un obiettivo non più meramente scolastico bensì spendibile in altri spazi di vita, personali e sociali. Si esploreranno gli ambiti della memoria, dell’attenzione, della pianificazione, delle funzioni esecutive. Si incrementeranno di conseguenza le capacità di autovalutazione, attraverso un approccio meta-cognitivo.

Grazie al corso di metodo di studio creativo il viaggio creativo nell’universo dell’apprendimento diventerà il veicolo per avviare la costruzione di un più ampio progetto di vita, di crescita e di scoperta. In una visione trasversale e complementare delle discipline. Verso un apprendimento permanente. Un approccio multisensoriale.

Il corso di metodo di studio creativo è pensato per un gruppo di massimo 10 componenti, possibilmente in età simile (differenza di max 2/3 anni), affinché si possa essere più funzionali e maggiormente produttivi.

La cooperazione e la collaborazione permetteranno ad ognuno di esprimersi. Lo scambio cognitivo, la scrittura collaborativa, la didattica dell’errore, il problem-solving; saranno solo alcune delle tecniche proposte. Cercheremo di stimolare il pensiero divergente, utile per strutturare la propria personalità, soprattutto in età pre e adolescenziale, per non correre il rischio di omologarsi alle mode del momento ed al gruppo dei pari.

Accanto al corso di metodo di studio creativo si possono immaginare ulteriori pacchetti di metodo di studio collettivo, incontri di restituzione alle famiglie sotto forma di consulenza pedagogica, di tutoraggio individuale e specializzato, di orientamento scolastico.

Sono previste, qualora emergano particolari difficoltà, valutazioni diagnostiche e screening per eventuali e sospetti disturbi dell’apprendimento e bisogni educativi speciali.

Per ulteriori informazioni corso di metodo di studio creativo a Bergamo o per avviare un corso presso la Vostra realtà scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Marie Anna Febbraio

 

[1]    Metodo studiato e sviluppato da personalità illustri come Edward de Bono, Howard Gardner, Tony Buzan, Maria Montessori, Jean Piaget, Seymour Papert, Roger von Oech, Ken Robinson...

 

Come superare il lutto

Come superare il lutto

Con questo articolo, il Centro psicologia e Cambiamento di Bergamo, inaugura ed avvia una collaborazione di ricerca fra la dott.ssa Pasqua Teora e la psicologa Gaia Villa.

Affinché lo studio possa incontrare la visione, e viceversa, ricordare sempre che la conoscenza prevede l'analisi quanto “il creativo”.

Come superare il lutto

Il lutto è uno stato psicologico e fisico che segue la perdita di una persona significativa che ha fatto parte della propria vita. La perdita di una persona a cui si è voluto bene può essere difficile da superare e il lutto assume così caratteristiche patologiche. Poiché l’esperienza della perdita è vissuta diversamente da persona a persona, diventa complicato stabilire quali siano le reazioni che possono insorgere ed individuare i tempi di elaborazione della perdita. Potrebbero interessare molti mesi come anni.

In questo articolo approfondiremo meglio cos’è, come affrontare e come superare il lutto.

In cosa consiste l'esperienza del lutto?

Affrontare la perdita di qualcuno che ami è una delle più grandi sfide della vita e spesso il dolore è travolgente tanto da far sperimentare l'intera gamma delle emozioni: dallo shock all’incredulità, dal senso di colpa alla rabbia, dalla più profonda tristezza al senso di impotenza. Il lutto può inoltre intaccare la salute fisica, causando problemi di sonno, alimentari o un senso di stanchezza cronica.

Le reazioni di fronte ad un lutto sono diverse e possono essere vissute in modi completamente differenti da persona a persona.

Un lutto infatti può portare a sperimentare :

Emozioni come tristezza, rabbia, senso di colpa, ansia. La tristezza si può esprimere in alcuni attraverso il pianto, in altri con la chiusura in se stessi. Può essere molto forte il senso di colpa. Determinato dll'impossibilità di prevenire od immaginare la perdita. Le persone in lutto possono altresì provare la solitudine, lo shock (in caso di perdita improvvisa), il sollievo (se la persona amata stava soffrendo da tempo) finanche non provare nessuna emozione. Come a trovarsi coinvolti in uno stato di congelamento. Svuotamento.

Sensazioni legate al dolore fisico; come male al torace, difficoltà nell'atto respiratorio, debolezza, mal di stomaco, mal di testa ed in alcuni casi la febbre (difatti alcuni componenti rilasciati dall’organismo quando si è particolarmente tristi possono compromettere il funzionamento del sistema immunitario).

Comportamenti o problemi di carattere più generale; come difficoltà legate al sonno (problemi ad addormentarsi, risvegli, insonnia, incubi, stanchezza), legate all’alimentazione (spesso le persone in lutto non mangiano per periodi lunghi), distrazione/fatica a concentrarsi in diverse attività, tendenza ad isolarsi e a rinchiudersi in se stessi, o al contrario, come meccanismo di difesa, iperattività e ricerca di impiegare ogni minuto del proprio tempo.

Le fasi di elaborazione del lutto

Nel 1969 una psichiatra svizzera, Elizabeth Kübler Ross definì il lutto come un processo suddivisibile in 5 fasi principali, chiamate comunemente “fasi di elaborazione del lutto”: queste rappresentano un cammino step by step che ogni persona si trova ad affrontare dopo la perdita di una persona cara per superare un lutto. L’intensità e la durata di ognuna delle fasi è diversa da persona a persona e non sempre il processo si presenta così lineare e definito. Sebbene queste fasi tendano a seguire l'iter qui descritto, può verificarsi si invertano o sovrappongano. Addirittura l'intervallo e la successione delle le fasi, può essere incostante. Il percorso come dicevamo è appunto singolo e differente da persona a persona.

1) Negazione: Quando affrontiamo una perdita che ci causa molto dolore, in primo luogo la nostra mente prova a difenderci negando la sofferenza che l’ha generata; avviene quindi che non riusciamo ad accettare quanto accaduto a causa dello stato di shock dovuto alla perdita.

2) Rabbia: Quando cominciamo a renderci conto di quello che è successo, spesso iniziamo a provare un’intensa e pervasiva rabbia con noi stessi (perché sentiamo di non aver fatto abbastanza); con la persona che ci ha lasciato nonché con chi riteniamo colpevole della perdita subita. Ci chiediamo cosa abbiamo fatto di male per meritarci quello che è capitato. La frustrazione è un altro sentimento molto comune in questa fase. Tuttavia, in qualche modo la fase della rabbia ci permette di uscire dallo stato di apatia generato dalla prima fase.

3) Patteggiamento o contrattazione: ad un certo punto dopo il lutto, iniziamo a sentire il bisogno di mediare con la nostra sofferenza, per sopravvivere. In questo momento cerchiamo di riprendere il controllo della nostra vita, tornando a una sorta di normalità o provando a ricostruirne una. Questa fase rappresenta il primo segnale di ripresa. Alla persona in lutto può sembrare il dolore sia finito. Tuttavia, il dolore è ancora forte (anche se a tratti nascosto a noi stessi e al mondo esterno) e il lutto non è realmente stato superato: in questa fase potrebbero infatti esserci numerosi “alti e bassi”.

4) Depressione: i continui alti e bassi della fase precedente, ad un certo punto ci fanno cadere in uno stato precario di continua tristezza. Iniziamo quindi ad essere più consapevoli della nostra perdita. Il dolore potrebbe manifestarsi, a questo punto, nelle sue accezioni fisiche precedentemente menzionate.

5) Accettazione: lentamente si arriva alla fine del processo di elaborazione del lutto e all’ultima fase, quella dell’accettazione della perdita. È grazie a questa fase che le persone trovano in se stesse e negli altri la forza di reagire e provare a riprendere in mano la propria vita, il proprio lavoro, le proprie relazioni. Aver raggiunto la fase di accettazione tuttavia non significa smettere di pensare o soffrire per la persona cara, ma provare piuttosto a dare un senso a quella perdita, cercando di voltare pagina e costruire nuovi interessi per riempire il vuoto lasciato dalla persona cara. Giungere e concludere la fase di accettazione è l’unico modo per superare il lutto.

Quanto dura tutto questo processo? Dipende. Non esiste un tempo “giusto” per superare un lutto, in quanto diversi fattori (legati ad età, maturazione, personalità, forza del legame, valori, rete familiare e amicale) possono influenzare questo processo di elaborazione.

È necessario ricordare che velocizzare il processo di elaborazione del lutto non è raccomandabile: più ci si costringe a stare meglio velocemente, più si evita la sofferenza, più questa torna a farsi sentire. Riuscendo invece a viversi il processo con il tempo necessario, le emozioni difficili diminuiranno così da poter tornare pian piano alla propria vita quotidiana. È importante ricordare che con il tempo ci si sentirà meglio; ciò non significa che l’accaduto o la persona cara verranno dimenticate o che non avranno più un impatto su di sé, ma che è possibile superare un lutto ritrovando il piacere della vita e la gratitudine per il profondo legame vissuto insieme.

Quando il tempo di elaborazione del lutto diventa troppo e può trasformarsi in patologia?

Quando il dolore della perdita è talmente costante ed intenso da impedire alla persona di riprendere la propria vita, questa potrebbe soffrire di una condizione nota come lutto complicato o patologico. Un numero crescente di ricerche ha evidenziato come, in circa il 7-11% di persone, l’elaborazione del lutto non evolva verso la risoluzione, che solitamente avviene circa nell’arco temporale di 6-12 mesi dalla perdita, ma perduri in maniera lineare con le stesse manifestazioni della fase acuta (i primi mesi dopo la morte della persona cara) amplificati e invalidanti anche per anni. È come rimanere bloccati in uno stato di lutto per un periodo molto lungo, cosa che può portare ad uno stato depressivo cronico. Se ti ritrovi a vivere i sintomi del lutto complicato chiedi aiuto ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta. Se non trattata, questa forma non permetterà di superare un lutto ma anzi può sfociare in una depressione maggiore, causare problemi di salute seri o persino portare al suicidio.

Come superare il lutto?

L’unico modo per superare un lutto è accettare il periodo e il dolore che si sta vivendo e provare a reagire. Il tempo è una variabile fondamentale, perché il dolore non scomparirà da un momento all’altro, ma si affievolirà lentamente nel corso della vita. Esprimere le proprie emozioni e condividerle può essere utile, così come non giudicarsi per quello che si prova o per come si sta. Un altro aiuto importante ci è dato dalle persone che ci sono vicine, che possono supportarci ed aiutarci ad affrontare il difficile periodo che il lutto porta. Un ulteriore possibilità per convivere ed accettare il vuoto lasciato, è provare a tenere vivo il ricordo. In questo momento delicato della propria vita inoltre, diventa importante prendersi cura della propria salute (con alimentazione e attività) e non cercare rimedi per affievolire il dolore. Vivere il dolore durante le fasi imprescindibili e necessarie garantisce al dolore di non ripresentarsi in una forma patologica.

Se senti di non farcela a superare il lutto, rivolgiti ad un professionista della salute mentale. La psicoterapia può essere un valido strumento in un periodo come quello della perdita di una persona cara. Con l’aiuto del terapeuta ci si può permettere di vivere tutte le intense emozioni che seguono l’evento, ricostruire nuovi schemi e abitudini e ritornare a vivere riscoprendo una nuova relazione con chi non c’è più.

Se ti ritrovi nei sintomi del lutto complicato, la cosa migliore che puoi fare è cercare il supporto di un professionista competente che possa aiutarti a riprendere in mano la tua vita.

Speriamo con questo articolo di avervi chiarito meglio come affrontare, elaborare e superare un lutto. Se volete leggere un altro articolo sul tema e l‘approccio di una terapeuta leggete l’articolo Annotazioni sul lutto. Se avete bisogno di una consulenza per un lutto o un lutto complicato, non esitate a contattarci su Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 

Gaia Villa & Pasqua Teora

OMAGGIO A GIANFRANCO CECCHIN

OMAGGIO A GIANFRANCO CECCHIN

Il cielo in una stanza: una esperienza di supervisione paritaria tra terapeute sistemiche

Pasqua Teora, Maria E.Castiglioni, Donatella Carnaccini, Pamela Meda

Siamo quattro psicologhe psicoterapeute senior, provenienti da esperienze formative diverse e aventi in comune l'approccio terapeutico sistemico e l'aver fatto parte per anni dell'ultimo gruppo di supervisione di Gianfranco Cecchin al Centro di Terapia Familiare di via Leopardi di Milano, conclusosi con la sua morte il 3 febbraio 2002.

IL NARCISISMO

IL NARCISISMO

Lingiardi dice “siamo tutti narcisisti, ma non nello stesso modo. E non tutti abbiamo un disturbo narcisistico di personalità”. 

Narciso rappresenta il funambolo dell’autostima: cammina su una corda tesa tra un sano amor proprio e la sua patologica cerebrazione. Tra questi estremi c’è il narcisismo della nostra vita quotidiana, condizionato dal contesto socio-culturale in cui viviamo. Approcciarsi al narcisismo è come compiere un viaggio avventuroso tra bellezze ammaliatrici e mostri spaventosi.        

HO 70 ANNI CHE TUTTO ABBIA INIZIO!

HO 70 ANNI CHE TUTTO ABBIA INIZIO!

Ciò che conta è il cammino.

Eppure talvolta, inciampando perdiamo di vista la strada. 

Soggetto A : “Ho 45 anni, non ho realizzato i miei sogni, allora non li raggiungerò mai! Non ho speranza di poter vivere le aspirazioni accarezzate nella mia inutile immaginazione! Neppure so che cosa veramente volevo, forse é questo, ho disperso le mie energie, ho dissipato la mia immaginazione”. 

Soggetto B: “Volevo una famiglia, volevo dei figli, non ne ho avuti. Non la avrò mai. Ho già 50 anni.”

Annotazioni sul lutto

Annotazioni sul lutto

 

33 – 1115 – Viaggio in cina  2008

 

 

Il prato oggi ha occhi

scrutano il cielo

stelle bianche e crochi.

 

 

ANNOTAZIONI SUL LUTTO

“Come Stormi di Uccelli” 

 21.3.2020 -22,8,2021

In questa circostanza di pandemia Sars Covid 2 ed oggi é il 21.3.2020, siamo stati indotti a riflettere sulla morte e su quelle fasce della popolazione cosiddette fragili, più che mai. Coloro che sono morti e muoiono nelle case, nelle strutture ospedaliere e di ricezione – incontrando la morte in maniera inedita, privati del diritto di scelta.

Pensavo, come stormi di uccelli presi a tradimento dalle reti dei cacciatori di frodo a primavera: cadono insieme, a frotte o uno per volta, tutti indistintamente soli.

Mia Madre, Angela Raffaela, è morta l'ultimo giorno dell'anno appena passato. A 95 anni. Ho avuto la grazia, il dono grandissimo di potermi accomiatare da lei con tutti gli onori: il funerale, le partecipazioni, i fiori, le dediche, i canti, il pianto condiviso, la comunione in intimo raccoglimento. Pregavamo per Angela Raffaela che era devotissima a Maria, la madre di Gesù, pregavamo immaginando di accompagnarla tra le sue braccia di universale madre celeste .

Era semplicemente così, così era nelle nostre consuetudini. Certo, prima che scoppiasse il putiferio. Adesso, e chissà per quanto, noi accanto ai nostri morti di pandemia, non saremo e non saranno consolati, né sacralizzati dai  riti della tradizione cristiana o da qualsivoglia altro rito di appartenenza.

Prima di adesso, nessuno avrebbe potuto immaginare una situazione così estrema: tutti cremati! Indistintamente, tutti senza scelta.

Quella notte che ha reso Bergamo, drammaticamente famosa in tutto il mondo, migliaia di morti furono trasportati nottetempo da mezzi militari bardati di nero. Era ancora freddo a Bergamo, e quella notte fu terribile. Per loro, i nostri trapassati, in attesa di essere cremati, in processione macabra, marciavano, nascosti sotto le coperture cerate dei carri a passo d'uomo. Un'immagine assolutamente funesta e agghiacciante.

Chissà per loro! Pensavo. E per noi, che nulla potevamo? Vuoto, confusione, dolore, smarrimento. Tutti espropriati all'improvviso e brutalmente delle nostre persone care, delle nostre ingenue certezze.

Quasi ogni famiglia colpita: donne anziane, mamme, bisnonne e tanti uomini.

All'improvviso, travolti e catturati dalla rete degli oscuri cacciatori di frodo, gli inconoscibili perché senza volto, gli incontentabili perché avidi di bottino in completa assenza di regole, in assenza di cuore, armati fino ai denti.

Parlarne é difficile “No, non vogliamo dimenticare, ma mettere da parte, si. Soffermarsi su ciò che è successo è troppo doloroso, troppo. Dobbiamo andare avanti, dobbiamo essere felici e convincerci che è il nostro dovere: Berghem mola mia”.

Eppure, darsi la possibilità di affrontare la mancata elaborazione del lutto, all'interno di un percorso clinico, genera importanti processi trasformativi - tanto più necessari in questo frangente storico.  Infatti, anche prima di adesso, esercitando la mia professione sanitaria ho incontrato persone che che cercano aiuto senza saper ben esemplificare la natura del proprio bisogno e della propria sofferenza. Ed ecco, sotto la superficie affiorare un lutto non risolto.

E dunque?

I vari decenni di lavoro clinico comprovano come l'elaborazione di un lutto non risolto liberi moltissima energia e forza di rinnovamento per il paziente ed i suoi sistemi di appartenenza. Allora, mi domando: cosa succederà domani, quando questa caccia infame sarà finita? Come elaboreremo la perdita individuale e collettiva di tutte queste creature a noi impunemente e improvvisamente sottratte? Era una guerra? No, non abbiamo avuto bombardamenti, missili; come accade in altri paesi del mondo a noi intorno. Cosa é successo dunque che ora non é del tutto comprensibile?

L'economia, i sistemi di comunicazione, la politica, i colossali interessi in gioco,  ci possono invece riportare alla  migliore tradizione dei romanzi di fantascienza che l'industria cinematografica ha trasformato in film e serie assai affascinanti.

A distanza di ben oltre un anno e mezzo, sempre più complesso diventa distinguere tra realtà, meta-realtà, astrusa immaginazione. Sempre più difficile diventa distinguere tra ipostatizzazioni e una più rassicurante realtà condivisibile con la maggioranza che ci circonda.

Un trauma collettivo cosi grande, capace di colpire nel giro di un'anno e mezzo migliaia di famiglie del nostro territorio, e tantissimi a livello nazionale – non parliamo dell'impatto a livello mondiale - in Italia dovrebbe coinvolgere Studi Professionali di Sanità sia Pubblica sia Privata, privilegiando l'elaborazione dei lutti a livello individuale e familiare. Servirebbe altresì immaginare percorsi di elaborazione del lutto rivolti a gruppi.

D'altronde se il lutto che abbiamo subito é stato collettivo, anzitutto come nucleo cittadino (e ciò vale per ogni città) ha bisogno di collettività per abitare un superamento che salvaguardi la cittadinanza stessa intesa come grande Famiglia di riferimento. Trama relazionale in cui i singoli condividendo storie proprie e di altri, possano partecipare ad intercettare insieme il senso di ciò che li ha colpiti, non negando la perdita bensì provando a ricavare da tale sottrazione qualcosa di buono per sé e per la comunità. Che esiste, che resiste, che resta per immaginare insieme un futuro.

 

 

 

34 – 1116 – Viaggio in Cina  2008

 

 

 

Pareva morto di freddo

il ramo di pesco,

vivo, solo per amore di sole.

 

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